La passione per l'arte, il disegno, la pittura e i colori l'ho sempre avuta e, con la tavolozza e i pennelli, ho iniziato a giocare ancora al ginnasio. La mia "tecnica", se proprio si vuole chiamarla così, è frutto di prove fatte nel corso degli anni (all'inizio andava più colore sui mobili che sulla tela) e solo ultimamente, grazie a qualche buon consiglio, è un po' più "pensata".
Tra i temi che prediligo ci sono le montagne, che frequento spesso, e i paesaggi urbani. Le mie sono montagne di roccia, di neve, sommerse dalle nubi o spazzate dal vento; montagne aspre, che tagliano il cielo, luoghi di solitudine e di silenzio.
I paesaggi urbani sono, invece, rappresentati da costruzioni dalle forme che ho trovato un po' insolite, viste di sfuggita o luoghi di sosta durante un viaggio.
Quello che mi colpisce di più è una luce sulla montagna, sulla facciata di una casa, una luce instabile, che dura un attimo e che modifica le
forme e le dimensioni, oppure la luce un po' irreale della notte.
Nella realizzazione delle mie "opere" a volte parto con un'idea molto precisa e, a volte, solo da una piccola intuizione, ma, spesso, durante il lavoro nello studio di Brescia, lo spunto iniziale si modifica strada facendo e mi trovo a seguire una pista alternativa, tracciata da una pennellata meno volontaria delle altre.
L'osservazione, il controllo del risultato, tra una fase e l'altra del lavoro, sono una parte importante in termini di tempo, e la decisione che il quadro è finito non è mai rapida, c'è bisogno, al contrario, di molta pazienza: è sempre forte la tentazione di aggiungere un po' di colore. A questo punto il quadro, i quadri, sono pronti e sono solo da guardare.
Per quanto mi riguarda credo che siano riusciti se possono trasmettere una, anche piccola, emozione.
Tita Secchi Villa